Musicoterapia e Pedagogia

I modelli pedagogici di riferimento della musicoterapia

Sebbene la musicoterapia e l’educazione musicale siano due discipline indipendenti, esistono alcuni modelli pedagogici che, abbinati all’educazione musicale, possono essere utili per la pratica della musicoterapia nel contesto dello sviluppo e del benessere personale del bambino.

Tra i numerosi modelli presenti, i più conosciuti e funzionali sono: il metodo Dalcroze, il metodo Kodály, il metodo Willems, il metodo Orff o il metodo Suzuki.

IL METODO DALCROZE

Questo metodo si basa sull’idea che il ritmo musicale provenga dai ritmi naturali del corpo. Si dà importanza alle sensazioni dell’individuo e al suo modo di esprimerle. Due dei componenti base di questo metodo (oltre all’apprendimento del solfeggio che aiuta a sviluppare l’orecchio interno), sono il movimento ritmico e l’improvvisazione.

Il movimento ritmico: se l’individuo risponde alla musica liberamente e in maniera espressiva, il corpo diventa uno strumento che ascolta, risponde, analizza, interiorizza e stabilisce con la musica un equilibrio mente-corpo.

L’improvvisazione: si stimola l’improvvisazione con la voce e con altri strumenti melodici o percussioni. Solitamente, si lasciano i partecipanti liberi di muoversi, di camminare, adattando l’andamento alla musica. In questo modo ciascuna nota assume un valore distinto per camminare, correre o saltare.

Alcuni degli scopi di questi esercizi sono il rilassamento muscolare, il controllo della respirazione, aumento della concentrazione, lo sviluppo dell’orecchio e del ritmo, il miglioramento dell’equilibrio e del controllo del corpo.

IL METODO KODÁLY

Questo metodo si basa sull’idea che la musica abbia una funzione sociale e che sia un diritto universale: le capacità delle persone si sviluppano alla conoscenza e all’esperienza.

Il metodo stabilisce che le parole e i suoni abbiano un significato ritmico importante, soprattutto la voce e il canto, considerati strumenti perfetti e versatili condivisi da tutto il mondo. Per questo, spesso, si utilizza la voce senza accompagnamento musicali, giochi utili alla creazione musicale, riconoscimento di suoni e melodie, ecc.

IL METODO WILLEMS

Questo metodo concepisce la musica come parte integrante della vita e delle sue sfaccettature e definisce: il ritmo, legato alla nostra fisicità; la melodia, relazionata alla vita affettiva; l’armonia, legata alla vita intellettuale.

L’obiettivo è quello di facilitare le occasioni e le esperienze che coinvolgono l’individuo, per acquisire il senso del ritmo, melodia e armonia e, al tempo stesso, di aumentare la consapevolezza e l’importanza delle componenti sensoriali, emotive e intellettuali dell’essere umano.

Il metodo favorisce la spontaneità partecipativa in tutte le espressioni musicali, permettendo alla persona di ascoltare, cantare, muoversi, pensare, definire, interpretare, ecc…

IL METODO ORFF

Alla base di questo metodo vi sono l’improvvisazione e l’importanza del corpo, della parola, della voce e del movimento.

La parola produce ritmo e musica permettendo di assimilare, con il passare del tempo, schemi ritmici e battute sempre più complessi ed associarli ai movimenti del corpo come camminare, correre, saltare, ecc… per creare un’esperienza integrale della musica.

Per prima cosa si sviluppano gli schemi attraverso il canto e solo successivamente attraverso gli strumenti, creati appositamente per questo metodo.

Tutto il metodo si basa, quindi, sulla creazione di una musica propria mediante il gioco e l’improvvisazione.

Dal metodo Orff deriva il metodo Wytack: si rappresenta visivamente la musica attraverso un disegno o un grafico. Con questo metodo si cerca di aiutare a comprendere la struttura della musica, a memorizzarla, a percepirla e a trarne piacere.

IL METODO SUZUKI

Questo metodo assimila la musica alla lingua materna e la considera una forma d’espressione naturale. Il linguaggio musicale non è un talento innato ma si può allenare e sviluppare, specialmente se si inizia dagli anni dell’infanzia, esattamente come accade con il linguaggio verbale.

Per questo, si propone l’integrazione della musica inizialmente attraverso l’ascolto e la pratica orale; in seguito sviluppando le abilità strumentali, cominciando con un solo strumento. Per ultimo, si introduce la lettura e la scrittura musicale.

Il metodo, inoltre, riconosce la musica come promotrice delle relazioni sane e afferma che praticarla in gruppo è fondamentale, in quanto motiva e crea partecipazione e affiatamento tra gli individui.

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