ASPETTI TECNICI: Il setting
Il setting in musicoterapia costituisce una parte importante di una seduta . E’ stato dimostrato che le sue modificazioni provocano cambiamenti nella condotta e nel comportamento dei pazienti. Il setting fa parte della consegna di un contesto non-verbale.
Il setting può essere costituito dallo studio di musicoterapia propriamente detto . Però può anche stabilirsi all’aperto nella natura e nell’acqua. Le caratteristiche fondamentali di uno studio di Musicoterapia sono le seguenti:
- miglior isolamento acustico possibile da rumori esterni.
- una sala che misuri, approssimativamente, cinque metri per cinque.
- la sala deve essere priva di quegli stimoli che possono sviare l’attenzione del paziente dal contesto non-verbale
- L’illuminazione può essere naturale o artificiale. Il vetro della finestra, come pure i dispositivi dell’illuminazione, devono essere protetti affinché, dalla loro eventuale rottura, non derivi un pericolo per il lavoro stesso
CLASSIFICAZIONE DEGLI STRUMENTI
Una classificazione che abbraccia la maggioranza degli strumenti esistenti, convenzionali e non, folcloristici o di fabbricazione spontanea, è quella di Hornbostel-Sachs e prevede:
IDIOFONI – AEROFONI –MEMBRANOFONI – CORDOFONI – ELETTROFONI
La classificazione degli strumenti corporeo- sonoro- musicali da utilizzare in musicoterapia secondo Benenzon prevede:
CORPORALI – NATURALI – QUOTIDIANI – CREATI – MUSICALI – ELETTRONICI
CORPORALI: il corpo umano è lo strumento più importante fra tutti quelli che il musicoterapista ha a sua disposizione. Il corpo in sé può convertirsi in un idiofono, un aerofono, un membranofono e un cordofono. Infatti tutti gli strumenti hanno origine dal corpo umano e sono, in linea di principio, un prolungamento di questo. Ricordiamo che il corpo è il primo strumento ad essere utilizzato nel relazione che si stabilisce tra la madre e il feto e, successivamente, tra la madre e il neonato. Il musicoterapista deve imparare a riconoscere appieno il proprio corpo e a sfruttarne tutte le potenzialità sonoro-vibrazionali. Il suo allenamento personale è rivolto a eliminare blocchi psicologici, pregiudizi e inibizioni che potrebbero impedirgli di esprimersi liberamente attraverso il corpo.
NATURALI: definiremo strumenti naturali quegli oggetti che si trovano spontaneamente nella natura e che producono dei suoni da se stessi senza il concorso delle mani dell’uomo. QUOTIDIANI: Uno strumento quotidiano è quell’oggetto di uso giornaliero capace di produrre suoni per il solo fatto di essere usato.
CREATI: si tratta di strumenti che sono il prodotto della combinazione, modificazione e ristrutturazione, operate dall’uomo, delle suddette categorie. In Musicoterapia gli strumenti creati sono quelli fabbricati, creati o improvvisati dal paziente o dal musicoterapista con l’obbiettivo di stabilire un vincolo mediante il loro uso. Questi strumenti sono fabbricati con i materiali più diversi, con oggetti della vita quotidiana, dando così origine a un insieme polimorfo che favorisce la libera proiezione di chi li fabbrica. Gli strumenti creati hanno caratteristiche tali che li portano ad essere fra quelli più importanti nella pratica musicoterapica.
MUSICALI CONVENZIONALI: sono fabbricati su scala industriale o artigianale e sono propri di una determinata cultura, alla quale appartengono sia il paziente sia il musicoterapista. Tutti questi strumenti comportano una determinata forma di esecuzione e richiedono un certo tirocinio per arrivare a produrre dei suoni già formati.
MUSICALI NON-CONVENZIONALI: sono quegli strumenti fabbricati che hanno smesso di appartenere o non hanno mai fatto parte della cultura proprio del paziente. Questi strumenti posti nel setting musicoterapico provocano curiosità e possono stimolare domande di tipo verbale. FOLCLORISTICI: sono quegli strumenti artigianali che, al pari di quelli folcloristici veri e propri, hanno un preciso carattere etnico.
ELETTRONICI: Appartengono a questa categoria tutti i riproduttori di suoni, come un registratore, il lettore compact-disc, i sintetizzatori, i computer, etc.
CLASSIFICAZIONE BENENZONIANA DEGLI STRUMENTI
Oggetto sperimentale: quando accede a un setting di MT il paziente è colpito dalla vista degli strumenti. Questo provoca in lui il bisogno di guardarli, osservarli, toccarli e suonarli istintivamente. Il paziente ne sperimenta la percezione tattile, la forma, il colore, il suono, sollecitandone le risonanze etniche.
Oggetto catartico: lo strumento oggetto di sperimentazione permette a poco a poco di cominciare a scaricare la tensione accumulatasi.
Oggetto difensivo:
l’elemento ignoto del setting va a sommarsi a quello rappresentato dagli altri pazienti appartenenti al gruppo, scatenando così una sensazione persecutoria. Lo strumento e la produzione sonora permettono al paziente di occultare le pulsioni interne destate in lui dalle ansie che lo allarmano. Il paziente tende a mantenere lo strumento scelto per tutta la seduta; gli sarà difficile sceglierne un altro.
Oggetto incistato: alcuni pazienti trasformano lo strumento in una specie di “ciste” avvolta dal proprio corpo. Lo strumento non viene utilizzato per produrre suoni, ma viene manipolato. In particolare i pazienti affetti da autismo prendono lo strumento e lo avvolgono con le mani o con la bocca.
Oggetto intermediario: si tratta di qualunque oggetto capace di permettere il passaggio di energia comunicativa da un individuo all’altro.
Oggetto integratore: è l’oggetto che permette la comunicazione tra vari individui.
MODALITA’ D’INTERVENTO
- Osservazione: nei primi momenti di una seduta il musicoterapista deve astenersi dall’agire, produrre o esprimersi. La tecnica suggerisce di saper aspettare. E’ la posizione della ricetti- vità che gli permette di ascoltare, percepire, ricevere, accettare, comprendere.
- Associazione corporea – sonora – musicale: questo termine ricorda quello delle associazio- ni libere che il paziente effettua nelle psicoterapie verbali. Il paziente comincerà ad espri- mersi liberamente e il musicoterapista potrà cominciare ad usare le associazioni corporeo- sonoro-musicali. Generalmente queste associazioni sono il risultato anche dell’elaborazione dei contenuti transferali e contro-transferali.
- Isolamento riflessivo-attivo: il musicoterapista smette di attuare e scinde la sua attenzione fra ciò che sta succedendo fuori e ciò che sta succedendo in se stesso. E’ il momento di maggior contatto con le sensazioni di contro-transfert, in cui si distingue ciò che proviene dal paziente e ciò che proviene dalle proprie sensazioni.
SEQUENZE TECNICHE PROPRIE DEL CONTESTO NON –VERBALE
In un semplice processo di comunicazione in musicoterapia vengono ripercorse tappe simili alle seguenti:
Imitazione: il musicoterapeuta prova l’eco ritmica, risponde in maniera esattamente uguale a ciò che esprime il paziente. Quest’eco ritmica significa che il musicoterapista ha compreso il paziente, che lo ha ascoltato. Utilizza lo stesso strumento o un altro simile. E’ un atteggiamento molto simile a quello di una madre che di fronte ai primi balbettii di un figlio risponde imitandolo ed utilizzando la stessa parte del corpo che ha utilizzato il figlio.
Imitazione parziale: il musicoterapeuta accompagna la manifestazione espressiva del paziente o risponde imitandolo, però in un’altra tonalità o modificando alcuni aspetti o parametri della produzione sonora.
Domamda-Risposta : il paziente si esprime e il musicoterapeuta risponde con altre sequenze o altre produzioni sonore e utilizza un altro strumento.
Associazioni Corporeo-Sonoro-Musicali: dalla somma di tutto ciò possono sorgere nel musicoterapeuta espressioni o produzioni sonore riguardanti l’impatto che il fenomeno comunicativo con questo paziente sta avendo su di lui e che lo porta ad agire di conseguenza.