https://www.psicomusica.it/2016/09/16/musica-linguaggio/

Musica e Linguaggio

Quando i primi ominidi assunsero la posizione eretta e diventarono bipedi, il vantaggio era anche di avere le mani libere, il che consentì di realizzare strumenti e utensili e di utilizzarli anche durante la caccia, ma questo non era sufficiente.

Per difendersi al meglio dalle belve e cacciarle, un Homo solo non era in grado di fare molto, ma se ci fosse stato un gruppo di ominidi in grado di collaborare tra loro, le probabilità di successo sarebbero aumentate di molto, la collaborazione però richiede costruzione di legami sociali e coordinazione.

Probabilmente la danza, i movimenti ritmici, l’emettere suoni all’unisono potrebbero essere stati utili, insieme al movimento coordinato, a costituire legami sociali, a formare cioè squadre di lavoro, squadre di cacciatori, per affrontare guerre con altre tribù vicine e difendersi dai loro attacchi. Può aver contribuito anche ad alleviare tensioni nei gruppi sociali che diventavano via via sempre più numerosi, agevolando così la coesione di gruppo.

Sappiamo che come il linguaggio, la musica è uno dei fondamenti di ogni civiltà. Darwin scrisse dell’utilità della musica dal punto di vista evolutivo e secondo molte teorie dai canti di richiamo derivò poi il linguaggio.

L’uomo costruì i primi strumenti musicali più di 50.000- 60.000 anni fa: strumenti a percussione, flauti fabbricati con ossa.

Jaak Panksepp, neuropsicologo studioso delle emozioni scrive che la musica deriva dalle grida emesse dai primi ominidi quando qualcuno si allontanava dal gruppo. Nel mondo degli animali queste grida servono a conservare il contatto tra madre e figlio e all’interno del gruppo sociale.

Ora vediamo i punti che hanno in comune musica e linguaggio:

  • Linguaggio e musica usano, fondamentalmente, lo stesso canale quello uditivo-vocale;
  • Ambedue possono produrre un numero illimitato di frasi;
  • I bambini imparano tutti e due i linguaggi, esponendosi agli esempi prodotti dagli adulti;

Musica e linguaggio sono entrambi sistemi di comunicazione nel dominio uditivo.

  • Musica e linguaggio sono attività umane attestate in tutte le culture.
  • Lo studio delle competenze linguistiche e delle loro disfunzioni è oggetto primario della neurologia
  • Musica e linguaggio impiegano entrambi suoni gerarchicamente organizzati secondo sistemi sintattici parzialmente comuni.

Nel linguaggio esistono componenti minimali privi di significato (fonemi), che vengono utilizzati per creare componenti minime che posseggono un significato (morfemi), i quali, a loro volta, vengono usati per formare parole e frasi.

Nella musica si trovano le note che sono, in sé, prive di significato, e che vengono usate per creare intervalli e accordi, cioè il materiale utilizzato per strutturare temi e frasi musicali.

Nell’uomo il centro di Wernicke, specializzato nella parola, decodifica il segnale musicale in entrambi gli emisferi del cervello e lo trasmette senza mediazione al corpo (danza) e al sistema neurovegetativo (ritmo cardiaco, conduttanza cutanea, pressione arteriosa, richiamo sessuale) ed endocrino (ACTH, ossitocina, vasopressina). L’area di Broca invece è in realtà un’area polifunzionale dotata della capacità di organizzare sintatticamente componenti di modalità diverse. Lo studio delle competenze musicali cerebrali fornisce al neuroscienziato un punto di vista privilegiato per studiate il significato della interazione sensori-motoria nella percezione.

Il piano temporale, situato nel lobo temporale della corteccia cerebrale, è l’area del cervello che sembra essere associata all’elaborazione del linguaggio e sembra anche che ‘classifichi i suoni e stabilisca sintassi e semantica’.

Le parole della Musica sono il Ritmo, l’Armonia, la Melodia, la Dinamica e Timbro.

Ascoltare musica attiva aree del cervello collegate:

  • all’attenzione
  • alla semantica
  • alla sintassi musicale
  • alla memoria
  • alle funzioni motorie

Patel nel 2003 condusse degli studi che dimostravano la sovrapposizione sintattica nel parlato e nella musica vale a dire che musica e linguaggio condividono le stesse aree cerebrali.

Le rappresentazioni sintattiche musicali e linguistiche sarebbero memorizzate in reti cerebrali distinte (e quindi possono essere eventualmente danneggiate selettivamente), dove però si ha anche una sovrapposizione nelle reti che forniscono risorse neurali per l’attivazione delle rappresentazioni sintattiche immagazzinate.

Ad esempio, le reti di rappresentazione linguistica e musicale potrebbero estendersi in un certo numero di regioni cerebrali, o potrebbero esistere come reti funzionalmente isolate all’interno delle stesse regioni del cervello.

Il Linguaggio parlato ha una sua musicalità, chiamata prosodia, con un’altezza tonale complessiva, una particolare gamma tonale, il contorno melodico, variazioni di ritmo, tempo e tonalità. La prosodia fa parte della poesia, della lettura e del parlato.

Le caratteristiche prosodiche del parlato di una persona riflettono lo stato emotivo e di conseguenza danno delle informazioni a chi sta ascoltando.

La prosodia quindi aiuta a capire meglio chi ci sta di fronte, quali sono i suoi sentimenti e anche a seguire meglio il flusso e il senso di un discorso.

Le parole che riteniamo più rilevanti di solito le pronunciamo con un tono più alto, come a volerle sottolineare per attirare l’attenzione su di loro e inoltre alcune caratteristiche sia temporali che di tono sono comuni alla musica, quindi, anche per questo, potrebbero esserci sovrapposizioni dei circuiti neuronali coinvolti.

Da qui nasce un tipo di Musicoterapia denominata MIT, Melodic Intonation Theraphy.

I due componenti della “M.I.T.” sono:

  1. L’intonazione di parole e frasi semplici utilizzando un profilo melodico che segue la prosodia del discorso;
  2. Il battito ritmico della mano sinistra che accompagna la produzione di ogni sillaba e serve come catalizzatore per la fluidità del parlato.

All’emisfero sinistro del nostro cervello è affidata la capacità di composizione, esecuzione e scrittura della musica oltre all’attivazione delle aree uditive e motorie e limbiche durante l’esecuzione di una melodia con lo strumento.

I sistemi motori (corteccia premotoria dorsale e area motoria supplementare) hanno il compito di controllare i movimenti fini necessari a produrre il suono.

Le vie acustiche captano il suono emesso e rimandano l’informazione al sistema motorio per adattare il movimento al suono desiderato in termini di intonazione, intensità e ritmo.

G. Schlaug, (2010) ha dimostrato che entrambe le componenti (ritmo e melodia) riescono a coinvolgere le regioni fronto-temporali anche dell’emisfero destro, rendendo così la “M.I.T.” particolarmente adatta a pazienti che presentano lesioni all’emisfero sinistro e che sono colpiti da Afasia non fluente, (tipo Broca).

In conclusione:

I cambiamenti neurali associati al trattamento in pazienti sottoposti a “M.I.T.” indicano che il coinvolgimento delle strutture dell’emisfero destro (es. lobo temporale superiore, area senso-motoria, area pre-motoria e regioni del giro frontale inferiore) e le variazioni nelle connessioni tra queste regioni del cervello potrebbero essere responsabili dell’ effetto terapeutico.